Maurizio Biancani Nerozzi

Subsonica e “Microchip Emozionale” a 33 Giri Italian Masters​

Alla fine degli anni ’90, la scena musicale italiana era dominata da sonorità pop-rock tradizionali, mentre la musica elettronica restava confinata a contesti più underground. I Subsonica, con il loro secondo album “Microchip Emozionale” (1999), hanno abbattuto questo confine, dando vita a un ibrido sonoro che ha rivoluzionato il panorama musicale nazionale. E’ questo che abbiamo affrontato nella puntata trasmessa a dicembre 2022, dedicata a questo gruppo emblematico.

Sintetizzatori, chitarre distorte e drum machine sono gli ingredienti principali che la band, formata da Samuel (voce), Max Casacci (chitarre e produzione), Boosta (tastiere e synth), Ninja (batteria) e Vicio (basso), ha fuso insieme facendo riferimento sia al mondo dell’elettronica europea che al rock alternativo. Nella puntata c’è stato anche il contributo di Pierfunk, primo bassista del gruppo, che ha ricordato come il titolo “Microchip Emozionale” rappresentasse perfettamente il loro modo di suonare, tenendo insieme la freddezza e l’ossessività della macchina con l’emozione dell’essere umano.

La famosa dissezione delle tracce originali multi-pista che facciamo durante “33 Giri Italian Masters” e che permette di apprezzare ogni singolo elemento della produzione, l’ho fatta insieme a Max Casacci, principale artefice del suono dei Subsonica.

Siamo partiti con “Colpo di pistola”, uno dei brani più incisivi dell’album, che Samuel considera l’emblema di “Microchip Emozionale”. L’analisi del suono ha permesso di esplorare la ritmica caratterizzata da cassa, rullante, un’altra cassa, un charleston, gli overhead e una room molto particolare, il tutto condito con una serie di groove che ne fanno un pezzo estremamente potente.

Altro momento chiave è stato l’ascolto di “Aurora sogna” un pezzo dove il groove della batteria si unisce a suoni sintetici. Vicio ha spiegato che la parte di basso sintetica richiama sonorità drum ‘n’ bass, molto precise e quasi sintetiche, mentre Boosta ha sottolineato come la canzone sia influenzata dalla musica reggae, elemento chiave della bass culture. Molte delle scelte stilistiche sono frutto degli ascolti dance notturni della band fatti durante le loro serate nei locali, che si riflettono nelle melodie e negli accordi di questo brano.

Siamo poi arrivati a “Il cielo su Torino”, il brano più riflessivo dell’album. Boosta ha raccontato di aver voluto creare una sonorità che restituisse la sensazione di una città vista dall’alto, con luci intermittenti e movimenti continui. Questo pezzo, dedicato a quella che sarebbe diventata la moglie di Max Casacci, secondo me ha una ritmica particolarmente interessante, generata dal basso elettronico e dalle tastiere che si sommano. La ritmica medio-orientale contribuisce ulteriormente a dare al brano un carattere distintivo. Il cielo evocato nel titolo è quello di Piazza Vittorio Veneto a Torino, un luogo simbolico per la band.

Uno dei momenti più particolari della puntata è stato l’ascolto di “Tutti i miei sbagli”, brano portato a Sanremo, che diventerà poi uno dei più celebri della band e che inizialmente aveva un arrangiamento molto diverso, più vicino a una ballata con un ritmo meno incalzante. Durante la puntata, i Subsonica hanno eseguito il brano in acustico, offrendo una versione inedita e intima che ha permesso di cogliere la profondità emotiva del pezzo.

Un altro aspetto importante dell’album sono le collaborazioni. In “Liberi tutti” troviamo Daniele Silvestri, coinvolto quasi per gioco nei cori, mentre in “Discotecalabirinto” Morgan ha partecipato direttamente al processo creativo. Un’altra presenza significativa è stata quella di Claudio Coccoluto, che i Subsonica hanno incontrato nella discoteca Vertigo, un luogo frequentato abitualmente dalla band e che ha influenzato molte delle loro scelte musicali. Infine, Luca Ragagnin, scrittore e “complice di parole” della band, ha contribuito ai testi con la sua visione poetica e surreale.

Con Casacci abbiamo voluto evidenziare come il mastering sia stato un processo fondamentale per conferire al disco la sua identità sonora definitiva. Paolo Ferrari ha sottolineato come il groove sia talmente centrale che l’album si apre con una traccia di sei secondi che funge da manifesto e che vuole comunicare: “In questo disco si lavora sul ritmo. Tu qui non perderai mai una battuta.”

“Microchip Emozionale” è un’opera che ha dato voce a una generazione alle prese con la transizione verso il nuovo millennio. Brani come “Discolabirinto” e “Liberi tutti” affrontano temi di alienazione urbana e libertà individuale, utilizzando testi criptici e visionari.

In chiusura della puntata, si è riflettuto sull’eredità di questo album. I membri della band hanno raccontato come molte delle scelte sonore e tematiche siano ancora attuali e di come Microchip Emozionale continui a ispirarli, pur cercando di non voler essere sempre identificati esclusivamente con quell’album.

Personalmente, considero questo disco un esempio perfetto di come la fusione tra elettronica e rock possa dare vita a qualcosa di unico, e sono felice di aver potuto raccontarlo in “33 Giri Italian Masters” insieme a Max Casacci, Stefano Senardi, Paolo Ferrari e tutti i membri della band.


— La puntata completa la trovate sia su Sky che su NowTv.

— Un breve trailer invece lo potete guardare su YouTube a questo link.

Un ringraziamento particolare ai miei compagni di viaggio: l’autore Edoardo Rossi, il produttore Stefano Senardi, il regista Pepsy Romanoff , l’indispensabile Simona Santandrea e naturalmente tutto il fantastico staff di Except.

Subsonica_2020
"Subsonica 2020" di Chiara Mirelli, disponibile su Wikimedia Commons. Licenza: CC BY-SA 3.0